Un infortunio professionale su tre che provoca danni permanenti o il decesso della vittima è dovuto a una caduta dall’alto.
Un’analisi della Suva, pubblicata oggi, rileva che si sottovalutano le conseguenze di una caduta da un’altezza di cinque metri o meno, che è all’origine della metà dei casi mortali.
Nell’eventualità di un simile incidente “è altamente probabile impattare al suolo prima con la testa, rischiando un trauma cranio-cerebrale, spesso invalidante o fatale”.
Il Gruppo di lavoro per la meccanica degli incidenti (AGU) ha svolto delle simulazioni di questo genere di infortuni, su incarico della Suva. Una caduta dall’altezza di 3 metri ha una velocità di impatto di 28 km/h e dura 0,8 secondi, da cinque metri la velocità è di 36 km/h e la durata è di un 1 secondo, mentre da un’altezza di 8 metri la velocità è di 45 km/h e la durata è di 1,3 secondi. Ciò dimostra che anche “un’altezza modesta” può rivelarsi fatale e che “durante la caduta la vittima non può fare nulla per limitare l’impatto al suolo”.
Vi sono delle norme generali come ad esempio “nessun lavoro è così importante da rischiare la propria vita o quella dei propri collaboratori”, ma è possibile consultare le regole specifiche per settore professionale (manutenzione, edilizia e genio civile, ecc).
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